I Racconti Giungla qui inseriti possono essere liberamente
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"Assoraider - Roma 2 APS".
Questa versione, scritta da Giovanni Pagliarulo, si rifà all’originale tratto dal sito:
La traduzione si attiene alle tradizioni italiane delle Branche Lupi. Ho per esempio preferito chiamare il “Father Wolf” di Mowgli “Babbo Lupo” e, dov’è stato possibile, ho sempre sostituito le parole “Mother Wolf” con Raksha, vista l’importanza di questo personaggio nella vita e nel percorso dei Lupi nel Branco. I commenti mancano volutamente di suggerimenti per i giochi: saranno i Vecchi Lupi, dopo aver letto l’opera di Kipling, a farseli suggerire dalla loro immaginazione, fermo restando che i giochi nel Branco devono avere un’ambientazione giungla, e occorre far affidamento alla fantasia dei Lupetti.
Istruzioni per l’uso
I Racconti di Mowgli, estrapolati da Baden-Powell con il consenso di Kipling da “I due libri della giungla”, dovrebbero essere letti e riletti da tutti i Vecchi Lupi e non solo da chi li dovrà narrare, perché è attraverso la loro attenta e continua lettura che si acquisisce la Parlata Nuova attraverso cui si comunicherà in ogni momento della vita del Branco. Da essi i Vecchi Lupi trarranno spunto per i giochi, ai loro personaggi si dovrà fare riferimento, e non sarà male se, nel discorso, verrà citata qualche frase di un personaggio giungla, e non solo i motti trascritti nella postfazione.
Non si dovranno leggere di fronte al Branco, ma se ne dovrà ricordare e saper ricreare l’incantesimo; bisognerà centellinarli, narrarli per quindici minuti al massimo ad ogni riunione, non aver fretta nel finirli, tenere avvinghiati i Lupi nella attesa dello svolgimento e della conclusione, usare ogni trucco (luci spente, una sola candela che illumini la Tana) per farli viaggiare nella fantasia come non sono stati abituati a casa e a scuola.
Ogni racconto ha una sua funzione nel percorso dei Lupi all'interno del Branco e nella vita: il primo, “I Fratelli di Mowgli” (1° libro), costituisce la perfetta introduzione dei Cuccioli nella vita del Branco e nella Giungla: vi sono rappresentati tutti i personaggi che cominceranno a popolare la loro fantasia e diventeranno per loro amici cui riferirsi, o paure da contenere. Vi è Babbo Lupo, padre affettuoso; Raksha, che diventa diavola se bisogna difendere i cuccioli, sennò madre affettuosa, tenera e riservata, capace di amare chi ha amato o ama i suoi figli naturali e il suo ranocchio, il cucciolo d'uomo adottato; Shere Khan da temere per la sua sregolatezza violenta e Tabaqui il leccapiatti, deferente con i prepotenti, di cui diffidare; Akela, il Lupo Solitario che ha sperimentato su di sé la cattiveria degli uomini e ha messo al servizio del Branco l'enorme esperienza e la sua conoscenza della Legge, la sola che unisce il Branco facendone un Popolo Libero; Baloo, l’esperto delle lingue parlate dai popoli della Giungla e Maestro della Legge che, proprio perché rispettoso delle usanze di tutti, insegnerà a Mowgli tutto ciò che gli potrà essere utile per farsi strada nella Giungla con rispetto; Bagheera, la Pantera Nera senza paura che porterà Mowgli sulle piste di caccia. Da questo racconto si può prendere spunti per il cerimoniale della promessa e per instaurare le usanze proprie del Branco. Alla Rupe del Consiglio presieduta da Akela prendono parte tutti i cuccioli con la pelliccia, e quelli senza stanno soprattutto a guardare ed ascoltare chi ne sa più di loro perché è sempre meglio ascoltare che parlare se non si ha niente di nuovo e importante da dire.
Il “Fiore Rosso” (1° libro, seconda parte de “I fratelli di Mowgli”) racconta di Shere Khan che briga per togliere ad Akela il comando e disgregare la compattezza del Branco, della ribellione dei Giovani Lupi ad Akela e alla Legge (è l'affermazione di sé, la ribellione che cova in ogni Lupo che cresce), del Fiore Rosso, il fuoco, che tutti gli animali della Giungla non osano chiamare per nome perché ne sono terrorizzati. Di Mowgli che per la prima volta conosce un umano come lui, porta con sé nella Giungla il Fiore Rosso e lo usa contro Shere Khan e i Lupi traditori, cacciati via dalle colline di Seeonee in quanto non più Popolo Libero, che salva Akela dalla morte e rimane nella Giungla con i suoi fedeli amici: Akela, Bagheera, Raksha, Babbo Lupo che gli aveva insegnato tutto il suo sapere lupesco, Fratel Bigio con gli altri fratelli e Baloo. Ma ormai la serenità è infranta: il Popolo Libero è disperso e Mowgli, come sa che deve continuare nel suo sentiero tracciato dalla Legge, è ormai pure consapevole che dovrà percorrere il sentiero che lo porterà prima o poi al suo Villaggio, quello degli uomini.
“La caccia di Kaa” (1° libro) è tra i racconti più lunghi e avvincenti, quindi da dividere in più parti. Mowgli conosce il popolo delle scimmie, i Bandar-log, dai quali tutti stanno alla larga perché stupidi, pettegoli, senza capo e senza legge, smemorati e senza alcuna virtù. Mowgli, stanco per la fatica di imparare e ricordare, snervato dalle maniere brusche di Baloo, crede di aver trovato finalmente amici che lo capiscano e lo rispettino. Troppo tardi si accorgerà che lo vogliono con sé solo per dimostrare agli altri la loro grandezza, non riconosciuta da nessuno nella Giungla ma da loro proclamata in continuazione fino alla noia. Qui conoscerà Kaa, il pitone dalla forza, età ed esperienza straordinarie e, da allora in poi, Kaa sarà un riferimento e un amico per Mowgli. In questo racconto incontreremo per la prima volta anche Chil, il messaggero della Giungla, avvoltoio, sparviero o nibbio che sia non importa: è un uccello predatore ma gentile, che rispetta la Legge e conosce tutti i linguaggi. La “Caccia di Kaa” racconta di un ragazzino, non ancora adolescente ma non più bambino, che si ribella ai suoi tutori e cerca alleati sbagliati, ma poi si pente e viene perdonato da Baloo e Bagheera che, vedremo, fanno di tutto per salvare Mowgli dai guai in cui si è cacciato.
Nel racconto “La tigre! La tigre!” (1° libro), Mowgli, scacciato dal Branco, fa il suo ingresso nel villaggio degli uomini e incontra Messua che sarà la sua mamma nel villaggio, impara a parlare anche il linguaggio degli uomini e ad apprezzare la fedeltà e l'amicizia di un suo fratello Lupo,Fratel Bigio, che lo segue fino al Villaggio e lo tiene informato su ciò che accade nella Giungla. Tra gli uomini conosce anche il razzismo, sconosciuto nella Giungla, e le spacconate di Buldeo, uomo tanto vanaglorioso e bugiardo da assomigliare al Bandar Log, ma ammirato dagli altri uomini. È il racconto in cui Mowgli salda il conto che aveva in sospeso con Shere Khan fin dalla sua nascita e, con l'aiuto di Rama, della mandria di bufali e buoi, di Fratel Bigio e soprattutto del vecchio Akela, uccide l'incontinente tigre zoppa e ne porta la pelliccia scuoiata sulla Rupe del Consiglio, dopo aver conosciuto, ancora una volta, la stupidità e l'irriconoscenza degli uomini.
“Come venne la Paura” (2° libro) è un racconto a sé stante: può essere collocato in un altro qualsiasi momento, quando Akela e i Vecchi Lupi lo riterranno opportuno per il percorso dei Lupi nel Branco. Sono due racconti in uno: il primo, che fa da contenitore, narra di una grande terribile siccità, che porta Hathi - che, scopriremo, è il vero padrone della Giungla - a proclamare laTregua dell’Acqua. E allora, come per incanto, ad abbeverarsi vanno tutti insieme, carnivori ed erbivori, sulle sponde dello stesso fiume quasi prosciugato, e nessuno può uccidere nemmeno per sfamarsi, perché c’è la Tregua, controllata dall’autorevole Hathi. Poi, durante la Tregua, Hathi comincia a narrare di Tha, il primo elefante, che con le zampe, le zanne e la proboscide creò la Giungla e mise a capo di essa la Prima Tigre. Era come un giardino dell’Eden, dove regnava la pace incontrastata. Cosa ruppe l’incanto? La presunzione, la collera, la violenza e la Paura. E da allora la Giungla è come la conosciamo. Ma non si può far nulla per riportarla almeno simile a com’era? Proviamo a combattere in noi stessi presunzione, collera, violenza e a farci umili e sobri.
“L'Ankus del Re” (2° libro) è un racconto affascinante per l'ambientazione (una città in rovina sepolta nella giungla con un cobra bianco rimasto a custodire un tesoro. Molti uomini hanno tentato di rubarlo, e il cobra si sente oltremodo onorato per questo incarico che lo incatena a quel posto dimenticato da tutti ma che lui crede al centro del mondo), per i significati (ciò che è prezioso cambia da persona a persona), per la violenza contenuta (diversi morti ammazzati per avidità), per gli spunti di riflessione.
L' “Invasione della Giungla” (2° libro) è veramente il racconto più difficile da interpretare attraverso la morale per tipi. Mowgli, trionfante per aver ucciso Shere Khan e avendo disperso il Branco dei Lupi che si erano alleati con Shere Khan, è rimasto con pochi amici ma ha scelto di continuare la sua vita nella Giungla perché cacciato dal Villaggio degli Uomini. È un Mowgli orgoglioso, superbo e senza rispetto quello che torna dal Villaggio ma, quando viene a sapere che quegli uomini vogliono uccidere Messua, chiede aiuto ai suoi vecchi amici, salva lei ed il marito, ma medita a lungo una punizione esemplare per gli uomini, che attuerà con l’aiuto di Hathi. Sono due racconti in uno.
I “Cani Rossi” (2° libro) è un epico racconto dove c'è di tutto: la fedeltà al gruppo di appartenenza, l'astuzia intelligente di Kaa che, unita al coraggio di Mowgli, sbaraglia i forestieri distruttori della Giungla, battaglie, paure e prove di coraggio, sopravvissuti e morti, tra cui Akela. È un racconto dove bisognerà affrontare il tema della morte in maniera adatta ad ogni Branco e Lupo, sapendo che i nostri piccoli proprio questo temono: che possano morire le persone loro care.
La “Corsa di primavera” (2° libro) è il racconto che, in genere, accompagna i Lupi nell'uscita dal Branco, perché narra del definitivo approdo di Mowgli nel Villaggio degli Uomini, e quindi l'uscita dal mondo incantato e protetto dell'infanzia.
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